Ora della nanna

Il ciclo del sonno di un neonato

Scopriamo quali sono i ritmi, i tempi e le caratteristiche di un sonno sano e come aiutare il neonato a viverlo serenamente.

09.10.2023

BUONA - Blog

Il sonno di un neonato

Il sonno è un aspetto molto importante per lo sviluppo del bambino.

Influenzato da fattori genetici, neurologici, emotivi o psicologici (relativi all’ambiente e al rapporto con gli altri membri della famiglia), ogni bambino ha un suo modo di dormire, con i propri tempi e le proprie caratteristiche, che ogni genitore deve imparare a conoscere e talvolta a reindirizzare.

Durante i suoi primi mesi di vita, il bambino dorme - e deve dormire - circa 15/20 ore al giorno, ovvero il 70/80% della sua giornata.

Crescendo questo bisogno si riduce gradualmente fino a raggiungere le 8 ore, che sono le ore di sonno ideali consigliate in età adulta.
Le tempistiche e modalità di riposo di un neonato, inoltre, non influenzano solo lui: sappiamo fin troppo bene quanto la stanchezza e gli orari “sballati” possono pesare sia sulle neomamme che sui neopapà. Anche per questo, per provare a ricostruire un equilibrio nella routine dei genitori, conoscere quanto più possibile il ciclo del sonno di un neonato può essere d’aiuto. E noi siamo qui per aiutarvi, mamme e papà, in tutti i modi possibili. 

Il ciclo del sonno di un neonato

Il sonno del bambino non è continuativo ma composto da cicli del sonno, che si susseguono anche durante la notte.

Ogni ciclo del sonno è composto da una prima parte di fase REM o sonno attivo (che dalla nascita fino ai 2-3 anni rappresenta il 50% del sonno totale) e una seconda parte di fase Non-REM o sonno calmo.

Durante il sonno attivo (REM) il bambino, con piccoli movimenti del viso o sussulti, esprime diverse emozioni, come gioia, sorpresa, paura o rabbia.

Nel sonno calmo (Non-REM) è invece poco espressivo, con alcuni momenti di suzione (la suzione è il movimento delle labbra durante l’assunzione del latte materno dal seno).

Anche la veglia si distingue in:

  • veglia calma, quando il bambino è sveglio, con gli occhi ben aperti, calmo e ci segue con lo sguardo;
  • veglia attiva, quando muove braccia e gambe, ripiegandosi su se stesso, si lamenta o talvolta si lascia andare ad un pianto forte e inconsolabile.

I risvegli sono spesso legati al senso di fame e sazietà del bambino che ha bisogno di alimentarsi ogni 3-4 ore circa.

Nei primi due mesi di vita i cicli del sonno hanno una durata di circa 50 minuti, per poi stabilizzarsi intorno ai 60 minuti, per un totale di 18-20 cicli di sonno tra giorno e notte.

A sei mesi raggiungono i 70 minuti ed è proprio a questa età che le due fasi del sonno, REM e Non-REM, iniziano a differenziarsi maggiormente.

Gradualmente salgono a 90-120 minuti per ciclo del sonno, ripetendosi circa 4-5 volte per notte come nel sonno normale di un adulto.

I benefici del sonno

Il sonno influisce sulla crescita del neonato, infatti:

  • favorisce lo sviluppo cerebrale, specialmente quello nella fase REM che è infatti maggiore nei bambini;
  • rafforza il sistema immunitario;
  • consolida la memoria e l’apprendimento delle nuove informazioni con cui è entrato in contatto durante la fase di veglia;
  • stimola la produzione dell’ormone della crescita;
  • permette all’organismo di ricaricarsi, eliminando le tossine accumulate durante la giornata.

Come si sviluppa il ritmo circadiano nel bambino

Il ritmo circadiano, dal latino “circa diem” ovvero “intorno al giorno”, è un meccanismo biologico per cui l’organismo si mantiene sincronizzato con il ciclo naturale del giorno e della notte.

I primi mesi di vita del bambino solo quelli che definiscono e strutturano il suo ritmo circadiano, influenzando anche quindi il sonno:

  • durante i primi sei mesi l’organismo inizia a riconoscere l’alternanza di giorno e notte e la loro periodicità, cercando di modificare l’attività cardiaca, respiratoria e le secrezioni ormonali e il sonno in base a questa cadenza. Intorno ai due mesi ad esempio i periodi di veglia iniziano a concentrarsi nel pomeriggio/sera e sono spesso accompagnati da irrequietezza, sintomo che l’organismo del bambino sta cercando di adattarsi alla vita extrauterina e al suo ritmo circadiano;
  • tra i 4 e i 6 mesi il bambino dorme circa 12-14 ore al giorno in totale. La veglia quotidiana si stabilizza tra le 17 e le 22, portando il bambino a dormire anche 6 ore continuative durante le ore notturne;
  • tra i 6 mesi e i 4 anni le ore di sonno totale diventano 10-12, lasciando più spazio al tempo di veglia. Un bambino di 1 anno dormirà circa 13 ore al giorno; fra i 3-4 anni circa 12.
    Per quel che riguarda i sonnellini invece si passerà dai 3-4 sonnellini giornalieri dei 6 mesi, fino a 2 al raggiungimento del primo anno di età. Infine, intorno ai 18 mesi, sarà necessario un solo sonnellino pomeridiano;
  • tra i 5 e i 12 anni il sonno si stabilizza intorno alle 8-9,5 ore totali;
  • crescendo, essendo il bambino più vigile e consapevole, nonché più attivo socialmente, è possibile che il tempo di sonno si riduca di 2-3 ore e diventi necessario riprendere l’abitudine del sonnellino diurno, così da azzerare il debito di sonno che si va a creare. Questo accade soprattutto durante la fase adolescenziale.

I risvegli notturni del neonato

I cicli del sonno possono essere intervallati da risvegli notturni, che possono talvolta preoccupare il genitore.

Questi micro-risvegli sono tipici anche del sonno in età adulta ma nel caso di un bambino, non ancora capace di riaddormentarsi da solo, potrebbero spaventarlo, portandolo a piangere per richiamare la nostra attenzione e cura.

Parliamo invece di sleep regression quando i risvegli tra un ciclo di sonno e l’altro aumentano.

Questo fenomeno potrebbe essere legato:

  • a un’ansia da separazione, che nei bambini si manifesta più consapevolmente tra i 18 e i 24 mesi di vita;
  • allo sviluppo psicomotorio, quando ad esempio iniziano a gattonare e camminare e pertanto ad essere più “autonomi”;
  • lo spuntare dei primi dentini;
  • l’arrivo di un nuovo componente in famiglia;
  • l’inserimento al nido o all’asilo;
  • il ritorno a lavoro della mamma;
  • un cambio di routine;
  • manifestarsi nel caso di tensioni familiari.

I disturbi del sonno

Incubi, episodi di sonnambulismo fino ad arrivare ai pavor nocturnus (ovvero i terrori notturni di cui non ci si ricorda il contenuto) fanno parte dei disturbi del sonno del bambino.

I disturbi del sonno possono manifestarsi tra i 2 e i 6 anni e si concentrano nelle prime ore di sonno del bambino, con una durata di circa 1-15 minuti per episodio.

I sintomi del disturbo del sonno comprendono:

  • agitazione;
  • spavento;
  • pianto;
  • sudorazione;
  • dilatazione delle pupille;
  • aumento del tono muscolare.

Gli incubi invece si manifestano durante le ultime ore di sonno del bambino, nella la fase REM, ovvero la fase più leggera del sonno.

Come regolarizzare il sonno dei bambini

Se da un lato è un bene lasciar dormire il bambino per tutto il tempo che gli è necessario così che impari a gestire i propri ritmi autonomamente, non sempre questa opzione è conciliabile con gli orari delle poppate, ad esempio, o con gli altri impegni della giornata (visite mediche, nido, spostamenti e così via).

In questo caso è importante imparare a riconoscere le varie fasi del sonno del bambino, così da svegliarlo possibilmente durante la fasi di sonno leggero, evitando tensioni e nervosismi da risveglio.

Il sonno del bambino è in generale un processo che richiede tempo per autoregolarsi, però ci sono delle strategie che i genitori possono adottare per facilitare il momento della nanna e aiutare il bambino a regolarizzare il sonno, come:

  • accettare con serenità i risvegli più frequenti del bambino durante i primi mesi di vita considerandoli come una fase di transito fisiologica, per cui non dobbiamo sentirci né in colpa né co-responsabili;
  • proviamo a creare un rituale serale per la nanna, una routine o un insieme di attività da ripetere quotidianamente prima di andare a dormire (che sia la lettura di una favola o l’intonare una ninna nanna), così da preparare il bambino al momento del sonno;
  • capire quando è il momento di andare a letto è importantissimo: la stanchezza può causare nervosismo e quindi impedire al bimbo di addormentarsi serenamente. E’ meglio evitare giochi troppo “eccitanti” nelle due ore che precedono la nanna;
  • è preferibile addormentare il bambino direttamente nel luogo in cui passerà la notte, che sia appunto la culla o il lettone, per evitare che durante un risveglio notturno, rendendosi conto di trovarsi altrove rispetto al posto in cui si era addormentato, si senta confuso, spaesato o spaventato: tutte emozioni che renderanno più difficile il suo riaddormentamento;
  • più tempo trascorri con lui durante il giorno più il bambino di sentirà appagato e sereno, soffrendo così di meno il distacco legato all’addormentamento.

Questo processo non è ovviamente immediato o così intuitivo ed è possibile che ci si senta stanchi, all’ennesima notte passata in bianco e sommersi dai doveri della vita. 

È importante quindi riconoscersi, ancora prima che genitori, come esseri umani dalla batteria esauribile.

Prendersi del tempo per sé, chiedere aiuto a parenti o amici o talvolta a una persona esterna al nucleo familiare (che sia una babysitter o simili) farà bene a te, come mamma o papà, per ricaricarti e ritrovare il tuo centro e farà bene al tuo bambino: se la mamma o il papà sono felici anche il bambino lo sarà.

Le domande più comuni

  • È normale che il bambino dorma poco durante il giorno?
    Se questo accade è possibile che il bambino sia sottoposto a diversi, forse troppi, stimoli durante la giornata, col rischio di diventare irrequieto o iperattivo.

 Al contrario i bambini hanno bisogno di calma e stabilità ed è compito degli adulti imparare a rispettare i loro ritmi;

  • Se al contrario il bambino dorme tanto?
    Il sonno permette la maturazione del cervello, permette di consolidare le informazioni apprese durante il giorno e rilascia gli ormoni della crescita fondamentali per lo sviluppo del bambino

Il bambino dorme tanto? Si sta solo “lasciando crescere”.

  • Perché alcuni bambini dormono tutta la notte e altri no?
    Ogni bambino è un mondo a sé, sia dal punto di vista genetico che psicologico e caratteriale. Esistono infatti bambini che necessitano di più sonno (e vengono chiamati lungo dormitori) e chi di meno (i brevi dormitori). La cosa importante è imparare a conoscere e rispettare il sonno del bambino e i suoi risvegli. Ad esempio, nel momento in cui il bambino si sveglia è consigliato aspettare qualche momento prima di intervenire, evitando di accendere le luci e prenderlo in braccio, ma al contrario parlandogli delicatamente e cullandolo direttamente nel lettino. Allontanarci dalla stanza prima che si sia completamente addormentato è utile per aiutarlo a diventare autonomo nell’addormentamento, senza che questo dipenda dalla nostra presenza. 

Si parla in questo caso di tecnica dell’estinzione graduale.

  • Dove deve dormire il bambino?
    Esistono diverse scuole di pensiero a riguardo. C’è chi sostiene che sia meglio far dormire il bambino in culla, onde evitare che durante il sonno i genitori possono involontariamente far male al bambino muovendosi, chi invece supporta il cosleeping in quanto dormire insieme alla mamma migliorerebbe lo sviluppo psicofisico del bambino, prevenendo anche le morti bianche o morti in culla.

In generale è consigliabile, una volta deciso il posto in cui il bambino dormirà, cercare di usare sempre lo stesso luogo sia per i riposini diurni che durante la notte.

  • Come deve dormire il bambino?
    Per quel che riguarda il come dormire, nei primi mesi di vita è preferibile che il bambino dorma su un fianco o sulla schiena.

Raggiunti i 4-7 mesi di età, il bambino potendosi muovere troverà da sé la posizione più confortevole per la nanna.

  • Come posso aiutare il bambino ad acquisire un buon sonno?
    Ci sono due momenti importanti per aiutare il bambino a sviluppare un buon sonno:
  1. a 3-4 mesi il bambino inizia ad adattarsi all’alternanza di luce e buio durante le 24 ore. E’ importante quindi esporre il bambino alla luce solare durante il giorno e mantenerlo in penombra o al buio durante la notte, diminuendo alla sera gli stimoli che potrebbero eccitarlo.

Creare quindi una routine di giorno e movimento durante il giorno che vada poi scemando prima del momento della nanna;

  1. a 8-9 mesi invece, col palesarsi dell’ansia da separazione (o “angoscia dell’estraneo”), ovvero l’ansia di separazione dalla madre, potrebbero verificarsi più risvegli. Una buona tecnica è quella del minimal checking, per cui una volta iniziato il rituale dell’addormentamento, il genitore torna a controllare il bambino ogni 2-3 minuti, anche se non piange ed è calmo, parlandogli dolcemente, tutto questo finché non si addormenta. 

In questo modo il bambino si sentirà protetto e soffrirà meno la separazione dovuta all’addormentamento.

La tecnica dell’estinzione graduale

Non dissimile dalla tecnica del minimal checking, con l’estinzione graduale si vuole abituare il bambino alla progressiva distanza dai genitori e prevede:

  • laddove il bambino pianga o chiami i genitori di aspettare 30 secondi prima di entrare nella stanza dove dorme per tranquillizzarlo. È richiesta la minima interazione reciproca, per poi uscire dalla stanza mentre il bambino è ancora sveglio;
  • al successivo richiamo del bambino, bisognerà attendere prima un minuto, poi due e così via prima di rientrare, finché non si addormenti autonomamente;
  • una volta instaurato questo approccio, sarà importante raddoppiare il tempo di attesa nelle notti successive. Può aiutare lasciare una piccola luce accesa nella camera del bimbo e ricordare che state agendo per il suo benessere.

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