Ora della nanna

Cosleeping: sì, no o forse?

Scopriamo insieme cos’è il cosleeping, in cosa differisce dal bed-sharing e quali sono i pro e i contro che questa pratica porta con sé.

12.09.2023

BUONA - Blog

Finalmente state per tornare a casa!

È tutto pronto: la casa, i vestitini, ricambi e pannolini, la gioia e l’emozione per l’inizio ufficiale di questa nuova avventura!

Tutto sembra perfetto e definito fino alla fatidica domanda: “dove facciamo dormire il bambino?”

Le opzioni appaiono limitate e soprattutto affiancate da dubbi e legittime perplessità anche rispetto alle volontà del bambino stesso.

Premettendo che ci sono linee guida da seguire per non mettere in pericolo di vita la sicurezza del neonato, non esiste poi una risposta giusta per tutti.

Cosleeping, bed-sharing e così via sono pratiche che vanno valutate caso per caso e scelte consapevolmente.

Parliamone insieme.

Cos’è il cosleeping

Parliamo di cosleeping - “dormire insieme” - quando il bambino dorme insieme al genitore nella stessa stanza o in una culla adiacente (“culla cosleeping” o “culla next-to-me”) “in prossimità sensoriale del genitore”.

In questo modo il bambino riposa accanto al genitore – non nello stesso letto – e il genitore può intervenire tempestivamente in caso di bisogno del bambino.

Viene spesso confuso col bed-sharing, che prevede invece che genitore e bambino condividano lo stesso letto.

Il cosleeping fa parte del Sistema Comportamentale dell’Attaccamento.

Il bambino infatti ricerca il contatto con la madre spinto da un istinto di sopravvivenza e un bisogno di cura che solo il genitore può fornirgli, non essendo ancora autonomo e indipendente.

Dormire con la mamma gli offre quella sicurezza e quel benessere necessari per una crescita sicura e consapevole di sé.

Notiamo infatti che:

  • fino ai 6-7 mesi, nel momento del bisogno (che sia la fame, uno spavento o un malessere fisico) il bambino richiama la madre attraverso il pianto e si calma una volta che è tra le sue braccia o tranquillizzato dalla sua voce;
  • con il sopraggiungere dell’ansia da separazione, che si manifesta intorno agli 8-9 mesi, il bambino prende consapevolezza della distanza o assenza della madre e cerca in tutti i modi di richiamarla a sé.

Cosleeping in sicurezza: i pro

Presente in molte culture del mondo sin dall’antichità, il cosleeping risponde a una necessità fisiologica del bambino di stare accanto ai genitori, in particolare alla madre, e ha due principali obiettivi:

  • dare serenità alla famiglia;
  • far diventare il bambino un adulto felice, sicuro di sé, e consapevole.

Infatti:

  • il bambino che si sveglia improvvisamente la notte ritrovandosi nel suo lettino lontano dalla madre, avvertirà ancora più forte l’ansia da separazione, piangendo e cercando di richiamare l’attenzione della mamma per ricongiungersi a lei;
  • il bambino che pratica il cosleeping invece, nel momento di un risveglio improvviso, avendo la mamma “vicina”, si sentirà più sereno e protetto e si addormenterà con più facilità.

Quello che conta, a prescindere della decisione personale del genitore se praticare o meno il cosleeping, è far comprendere al bambino che, nel caso del bisogno o di un suo richiamo, i genitori accorreranno ogni volta che ne avrà bisogno.

In questo modo il bambino potrebbe crescere più forte e sicuro di sé e se talvolta sarà necessario dormire insieme, come nel caso di malattia o di una giornata no, si potrà sempre optare per un “cosleeping occasionale”.

Accogliere il desiderio e il bisogno di dipendenza del bambino quando è piccolo, lo aiuterà a crescere più forte, autonomo e sicuro da grande, cosleeping o meno.

Il cosleeping può facilitare il sano sviluppo dell’autostima del bambino.

Per quel che riguarda i genitori, invece, tra i vantaggi che il cosleeping offre loro troviamo sicuramente la possibilità di gestire al meglio le richieste notturne, come ad esempio le poppate notturne che, soprattutto nei primi giorni di vita del neonato, avvengono ogni 3-4 ore circa, minando inevitabilmente la qualità del riposo della madre.

Bed-sharing: un’altra storia

Se da un lato il cosleeping sembra avere solo aspetti vantaggiosi per bambini e genitori, le cose iniziano a cambiare quando parliamo di bed-sharing, ovvero la condivisione dello stesso lettone.

I pericoli maggiori dati dal bed-sharing sono legati a:

  • SIDS (Sudden Infant Death Syndrome), la sindrome della morte improvvisa del lattante, conosciuta anche come morte in culla;
  • cadute dal letto involontarie;
  • surriscaldamento;
  • schiacciamenti.

Lo stesso UNICEF, Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, si è espresso sul tema del sonno e in merito a “bed-sharing e SIDS” ha affermato:

  • dormire sul divano o su una sedia con il bambino è pericoloso e andrebbe sempre evitato: la posizione non è sicura e il bambino potrebbe essere schiacciato o cadere;
  • se il genitore si addormenta è molto più al sicuro nel letto piuttosto che sul divano;
  • la SIDS è molto più probabile se i genitori che fanno bed-sharing hanno bevuto, preso droghe o medicine (non nascondiamoci, anche questa è una triste eventualità);
  • i letti per adulti non sono realizzati per tenere al sicuro i bambini, i genitori devono tenere al sicuro i bambini;
  • il bed-sharing è più pericoloso se i genitori fumano o hanno fumato in gravidanza;
  • la SIDS è più comune nei bambini prematuri o sottopeso e quindi il bed-sharing dovrebbe essere evitato”.

Per ovviare alla paura di schiacciamento del bambino, è preferibile optare per una “culla cosleeping” o “culla next-to-me” da posizione accanto al letto matrimoniale o ai suoi piedi, così da poter monitorare e vegliare in sicurezza il bambino.

Consigli per diminuire il rischio di SIDS

Sebbene le cause della SIDS non siano ancora del tutto note, sono state elaborate delle correlazioni rispetto ad alcuni eventi e situazioni che potrebbero causarla.

A tal proposito, il Ministero della salute ha stilato alcuni comportamenti da seguire per ridurre l’incidenza della SIDS:

  • è consigliato far dormire il bambino inposizione supina (a pancia in su) fin dai primi giorni di vita;
  • la temperatura dell’ambiente dove il bambino dorme andrebbe mantenuta tra i 18 e i 20 °C e si sconsiglia l’eccesso di vestiti e coperte;
  • non si deve fumare nell’ambiente in cui il bimbo vive;
  • utilizzare il succhietto a partire dal primo mese di età fino a un anno ha una funzione protettiva per il bambino, sempre che il bambino ne richieda l’uso;
  • il materasso dovrebbe essere della misura esatta del lettino o culla dove dorme il bambino e sufficientemente rigido. Da evitare l’uso del cuscino: aumenta il rischio di SIDS;
  • il bambino dovrebbe dormire nella stessa stanza dei genitori ma dentro una culla o lettino separati;
  • è sconsigliato il bed-sharing, ovvero la condivisione del letto dei genitori, in quanto aumenta il rischio di SIDS durante i primi mesi di vita del bambino.

In alternativa al bed-sharing, si può:

  • tenere il bambino sul proprio letto solo durante l’allattamento, per poi spostare il neonato nella culla dopo la poppata;
  • preferire sempre il letto rispetto al divano, purché vengano rimossi dal materasso tutti gli oggetti soffici e assicurandosi che il bambino non rischi di cadere.

Dormire con il figlio

La sicurezza del bambino viene prima di ogni cosa.

Che si sia pro, contro, indecisi o meno sul cosleeping e sulla scelta più giusta per la propria serenità – sia quella del bambino che del genitore – ogni scelta deve essere presa consapevolmente, ascoltando le indicazioni degli esperti e, infine, senza paura del giudizio.

Dormire o meno con il proprio bambino non ci rende genitori migliori o peggiori: agire per la sua sicurezza e amarlo ogni giorno di più e meglio rispetto al giorno precedente, sì.

Come in tutte le situazioni, ogni caso è un mondo a sé ed ogni sonno ha il diritto di sognare a modo proprio.

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